Come scegliere la badante? Se lo chiede chi necessita di un servizio di assistenza, magari “acca ventiquattro” per un proprio familiare non più autosufficiente o molto anziano.
La domanda è tanto più pressante quanto più improvvisamente nasce questa esigenza. Non è raro infatti che la situazione precipiti, e nel giro di poche settimane o mesi un anziano perda la sua autosufficienza.
D’altronde, scegliere per la prima volta la badante causa molte ansie. Il timore è di optare per la persona sbagliata, e condannare il proprio familiare a una vecchiaia tutt’altro che serena. Dunque, è utile elencare alcuni criteri che dovrebbero fungere da stella polare durante la fase di valutazione.
I 3 criteri per scegliere una badante
Scegliere una badante (o un badante, ovviamente) significa cercare nei candidati alcune caratteristiche specifiche, che lasciano suggerire un percorso assistenziale tutto sommato agevole, o comunque all’altezza delle necessità, coerente con le reali condizioni dell’anziano.
Partiamo dicendo che tali criteri vengono rispettati soprattutto dalle badanti “inquadrate” all’interno di organizzazioni di assistenza domiciliare, in quanto soggette a una selezione a monte. Un esempio è dato da questa organizzazione, che eroga un servizio badanti Torino.
Ad ogni modo, ecco i criteri che dovrebbero guidare il percorso di valutazione.
- Competenze “tecniche”. Con questa espressione intendiamo la capacità di svolgere attività esistenziali, più o meno professionali. Comprende l’igiene in condizioni di difficoltà (es. scarsa mobilità), gestione dell’ambiente domestico, come pulizie, preparazione dei pasti, riassettamento dell’abitazione, gestione della mobilità dell’anziano, laddove è conservata almeno in minima parte. E’ una competenza tecnica, ovviamente, quella tipica delle OSS, che comprende tra le altre cose l’esecuzione di iniezioni e la somministrazione di farmaci.
- Approccio collaborativo. La badante dovrebbe avere dalla sua anche importanti qualità umane. D’altronde, rappresenta una compagnia continuativa per l’anziano. Deve saper dialogare, infondere tranquillità, spiegare laddove è necessario fornire spiegazioni, agire laddove le parole sono superflue. Ne va non solo dell’efficacia dell’assistenza, ma anche delle condizioni emotive dell’anziano.
- Pazienza e sangue freddo. Può sembrare un luogo comune, ma è fondamentale che la badante sia paziente e sappia mantenere la calma anche nelle situazioni più concitate. Buona parte degli anziani non accettano di buon grado la presenza delle badanti, e possono mettere in scena capricci e lamentele, o anche solo un atteggiamento scorbutico. La pazienza, in questo caso, è d’obbligo.
Come dare la notizia (o convincere) l’anziano
Le difficoltà che possono minare il rapporto tra l’anziano e la badante danno il là a una riflessione circa un passaggio cruciale: la comunicazione all’anziano della necessità di contattare una badante. Spesso, più che una comunicazione, si tratta di un’opera di vero e proprio convincimento. Sono pochi ad accettare di buon grado la presenza di un “estraneo” in casa ventiquattro ore su ventiquattro, o comunque per molte ore al giorno. Tanto le donne quanto gli uomini, fanno fatica a metabolizzare e riconoscere definitivamente la perdita dell’autosufficienza. Se poi vi sono in gioco patologie neurologiche, che impattano sulle reazioni emotive, ecco che la missione appare ancora più ardua.
Dunque, che fare? L’unico modo è armarsi di pazienza e parlare, parlare tanto. Spiegare le motivazioni che portano al ricorso di una badante, toccando ora le corde emotive più efficaci, ora arricchendo il discorso con ragionamenti logici. Di certo, è necessario evitare qualsiasi attribuzione di responsabilità, qualsiasi senso di colpa. L’anziano si metterebbe sulla difensiva, e sarebbe ancora più complesso fargli accettare la presenza della badante.
Anche se la situazione all’inizio appare molto complicata, non disperate: nella stragrande maggioranza dei casi, l’anziano si abituerà con il tempo, e riconoscerà l’utilità del servizio. Anzi, non è raro che si instauri un rapporto sereno e di amicizia tra assistito e professionista.